Andrea Esposito
Nasce a Trani, il 26 ottobre 1898. Operaio. Appartiene, con il figlio Eugenio, alla 113^ Brigata Garibaldi SAP. Viene arrestato con Eugenio alla fine di luglio del 1944, da membri dell’Ufficio Politico della Guardia Nazionale Repubblicana che si fanno passare per partigiani della montagna. Nel tentativo di mettere in salvo il figlio, in età di leva, Andrea si fida di un giovane partigiano che gli propone di portare Eugenio in salvo nell’Oltrepò Pavese. La mattina del 31 luglio il “partigiano” si presenta in casa degli Esposito, con un amico. Eugenio e Andrea si avviano con i due accompagnatori verso una macchina. Gli sportelli sono già aperti. Padre e figlio si abbracciano, ed é proprio in quel momento che si sentono le pistole puntate alla nuca. Dopo le botte e gli interrogatori dei repubblichini, si apre per loro il carcere di San Vittore. Sono in due celle vicine: si parlano attraverso le grate, urlando nel cortile i loro pensieri. Malgrado tutto, sperano: un avvocato sta lavorando per farli uscire. La mattina del 10 agosto, quando Eugenio chiama il padre attraverso la grata, non ottiene risposta. I secondini gli dicono che Andrea è stato trasferito a Bergamo. Solo a guerra finita, quando tornerà da Dachau, dove é stato deportato pochi giorni dopo l’eccidio di Piazzale Loreto, Eugenio conoscerà la verità. Come gli altri dieci antifascisti, per i quali originariamente era stata decisa la condanna a morte, era stato, infatti, graziato e deportato nei campi di concentramento tedeschi, prima a Flossenburg, poi a Dachau.