Milano, 10 agosto 1944: la strage
L’attentato di viale Abruzzi
La ricostruzione dell’episodio che ha causato la strage nazifascista di Piazzale Loreto, definita “rappresaglia” per puro opportunismo politico dei nazisti, si basa su diverse fonti e testi.
Un articolo del Corriere della Sera, dell’11 agosto 1944[1], descrive, sia pure in modo indiretto, approssimativo e involontario, il clima di insofferenza della popolazione milanese per l’occupazione tedesca e l’oppressione fascista, illustrando gli effetti di tre episodi diversi: l’attentato a un camion tedesco, guidato dal caporalmaggiore Heinz Kühn (che alle 3 di notte si stacca, probabilmente per un guasto, da una colonna militare, in transito per Milano[2], direzione piazza Ascoli, e parcheggia all’altezza del numero civico 77 di viale Abruzzi); l’uccisione, in piazza Tonoli[3], di un capitano della milizia ferroviaria (illustrato dallo stesso numero del Corriere); e un altro attentato, privo di qualsiasi riscontro documentale, di cui sarebbero rimasti vittime sei bimbi innocenti.
L’attentato di Viale Abruzzi è chiaramente illustrato dal rapporto del capitano Formosa della GNR, che l’addebita a «ignoti»; esso elenca sei morti, cinque feriti, ricoverati prevalentemente all’Ospedale Maggiore di Niguarda, e sei feriti leggeri «medicati e ritornati ai loro domicili». Eccezion fatta per il Kuhn, ferito leggermente ad una guancia, le vittime dell’episodio erano tutti italiani adulti (il più giovane era un ragazzo di 14 anni).
Agosto 29, 2021/da bender
Rapporto GNR 08.08.1944
Rapporto GNR 10/08/1944