Angelo Poletti
Nasce a Milano il 29 giugno 1912. Di famiglia proletaria lavora come operaio specializzato negli stabilimenti della Isotta Fraschini. Nel 1934, con altri operai, organizza il primo gruppo clandestino socialista all’interno della fabbrica, riunendo una trentina di lavoratori. Bisognava stare molto attenti perché nello stabilimento operava una sezione dell’Ovra, la polizia politica fascista. Tra l’agosto e il dicembre 1942 é tra gli organizzatori delle prime agitazioni sindacali che sfoceranno negli scioperi del marzo 1943 e nell’occupazione dello stabilimento il 25 luglio dello stesso anno. In quella notte, con altri compagni, riesce ad appiccare il fuoco alla sede fascista in piazza San Sepolcro. L’8 settembre 1943, Poletti contribuisce a gettare le basi della 44^ Brigata Matteotti, di cui fu il comandante sino al giorno del suo arresto, e a estendere l’organizzazione clandestina a molti stabilimenti: Borletti, Cge, Loro Parisini. Poletti non ha un attimo di sosta: tiene i collegamenti con le formazioni che si sono costituite in montagna e partecipa ad azioni armate in città contro i tedeschi e i fascisti; in una di queste viene ucciso il maresciallo delle SS che comandava e torturava a San Vittore. Ricercato da tutte le forze di polizia, Angelo Poletti si allontana per un mese da Milano, unendosi ai partigiani della montagna, ma ben presto torna in città con un carico d’armi da riparare. A Milano, in via Anfiteatro c’era una piccola officina il cui titolare era collegato con le formazioni partigiane: E’ li che Poletti porta a riparare una mitragliatrice ed é li che si reca il 5 marzo 1944, non vedendo ritornare i due giovani che aveva mandato a ritirare le armi. Nell’officina trova ad aspettarlo le SS. Viene arrestato e tradotto a San Vittore, nel raggio dei detenuti comuni. Il suo comportamento in carcere é esemplare: resiste alle torture e non confesserà mai i nomi dei suoi compagni. La mattina di quel tragico 10 agosto, prima di salire sul camion, Poletti scrisse poche, ma commoventi righe, su un foglietto: “Muoio per la libertà. In alto i cuori, viva l’Italia.”