10 Agosto 2022

La strage nazifascista di piazzale Loreto e i conti col passato

Dal 25 aprile 1945, questo paese non ha saputo o voluto fare in conti col passato e assumersi le responsabilità dell’eredità fascista e dei suoi crimini. Ancora oggi, quando si tenta di aprire questo capitolo, nei programmi scolastici o nelle commemorazioni pubbliche, c’è il solito benpensante cerchiobottista che, con fare pacioso, dice “Son cose vecchie”. “È passato tanto tempo”. “A che pro rivangarle?”

A che pro, ce lo dice la storia dei Quindici!

Dal 1964, anno in cui Pisanò ha pubblicato il primo volume della sua Storia della guerra civile in Italia, complici tutti i media, per oltre trentacinque anni, la sua vulgata fascista1 divenne la verità storica della strage di piazzale Loreto.

Il più clamoroso degli argomenti di questa ignobile narrazione fu l’inverosimile, indecente invenzione di un’azione di pubbliche relazioni, che avrebbe dovuto far dimenticare la feroce occupazione nazista e suscitare, se non proprio amicizia, almeno riconoscenza da parte delle “madri in attesa di latte per i loro piccoli” [Testuale. Commento aggiunto “a braccio”. D’ora in avanti, così appariranno tutte le aggiunte “a braccio”]. Essa avrebbe avuto lo scopo di accattivarsi la simpatia del popolo milanese, oppresso, affamato, terrorizzato e ferito nei suoi affetti da una guerra che, con i bombardamenti aerei alleati, portava morte e devastazione in casa, come sui campi di battaglia.

Secondo questa vulgata, l’azione di guerra partigiana di viale Abruzzi sarebbe stata studiata per sabotare quel programma nazista e avrebbe provocato da tre, a cinque, o, addirittura, nove morti nazisti, secondo la fantasia e il grado di nostalgia fascista di chi la citava.

Ma il rapporto del capitano Formosa della GNR2, dell’8 agosto 1944, non lascia dubbi: non ci furono morti nazisti. Malauguratamente, invece, i sei morti furono tutti civili italiani, vittime innocenti della guerra civile3 . A loro e alle loro famiglie vada il nostro riverente pensiero.

La mentalità contorta della destra neofascista, per oltre trentacinque anni, accusò i partigiani di aver rivolto l’azione di guerra, scientemente e volutamente, contro la popolazione milanese, per suscitare la reazione nazifascista, e strumentalizzarla poi politicamente.

Tutte affermazioni false e strumentali per cancellare, dalla memoria collettiva, il luogo dell’oltraggioso massacro nazifascista di partigiani, allo scopo di sovrapporvi, invece, il piazzale Loreto delle immagini di Combat Film, del 29 aprile 1945, che riprende la folla inferocita mentre infierisce sul corpo del dittatore che l’aveva ingannata, tradita e lasciata in miseria, dopo averla trascinata irresponsabilmente in una guerra di aggressione tragica e perdente.

Durante gli anni del terrorismo nero, nel 1972, il fascismo provò a cancellare il ricordo della strage nazifascista, con una bomba che incrinò la stele di Castiglioni, piegandola pericolosamente. Ma non riuscirono a distruggerla. Il restauro fu accurato e i segni dell’attentato si possono notare ancora oggi, ma solo osservandola da vicino con cura. I responsabili furono individuati in due sanbabilini, militanti nelle Squadre di Azione Mussolini, che furono arrestati e condannati4. [Non meritano che si ricordino i loro nomi]

Negli anni Cinquanta, nella realtà capovolta del maccartismo italiano, essere antifascisti era una colpa.

Lo scoprii a mie spese, negli anni Cinquanta, da studente delle superiori, quando, durante uno sciopero studentesco, anziché rimanere fuori, entrai in classe, sorprendendo la professoressa di matematica, che mi chiese: “Ma che ci fai, in classe, tu, che sei uno degli organizzatori!?”

“Io? Mai stato!” risposi.

Solo molti anni dopo compresi il significato di quella frase: a poco più di sedici anni, ero schedato come sovversivo dall’Ufficio Affari Riservati. A quell’epoca, il maccartismo italiano rinfacciò a molti figli della Resistenza, l’antifascismo dei padri, come se fosse una colpa, anziché una virtù civica!

Nella mia seconda e più recente esperienza universitaria, durante una lezione, in un sussulto di neo-maccartismo, una docente mi ha pubblicamente additato come “comunista”, per aver espresso il mio diritto di critica, contrario alla politica berlusconiana. Sollecitai un confronto davanti al preside di facoltà, che fu garbato nella forma, ma durissimo nella sostanza e, pur avendo segnato diversi punti a mio favore, temevo di esserne uscito battuto. Invece, qualche mese dopo, all’inizio del nuovo anno accademico, la professoressa aveva lasciato l’insegnamento, anticipando la pensione.

Nel 1999, si concludeva con la condanna all’ergastolo, il processo Saevecke, il criminale nazista, unico responsabile della strage ancora in vita, dei 18 individuati, fin dal 1946, dalla Special Investigation Branch inglese. Ma, soprattutto, metteva a disposizione del Paese un’enorme massa di documenti che avrebbe dovuto cancellare ogni dubbio sul massacro di piazzale Loreto, sulla guerra civile e sull’azione di guerra partigiana di viale Abruzzi, che non fu la vera causa della strage, ma solamente la scusa per affermare il controllo nazista del territorio, nell’ipotesi della ormai probabile ritirata tedesca.

Ma non è tutto.

La vigilia del 25 aprile 2019, un consistente gruppo di tifosi della Lazio, in formazione militare [lo ricorderete tutti], si schierava in corso Buenos Aires, di fronte al MacDonald, nei pressi di piazzale Loreto, per rendere omaggio a Mussolini. Il sindaco Sala commentò: “Anche cercando di non drammatizzare, non si può non capire che si stanno superando certi limiti. E che la denuncia di tutto ciò, spetta soprattutto alla politica. A tutta la politica, però. Milano è e resterà sempre una città profondamente antifascista5. Salvini, allora vicepremier e ministro dell’Interno [con vocazione totalitaria]6, solo dopo molte ore, si degnò di rispondere a Sala7, senza mai citare, però, la parola “fascismo”.

Il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi, che vive sotto scorta per le minacce e gli atti intimidatori subiti, da anni documenta – inascoltato – il dilagare della deriva neofascista negli stadi di calcio, nella politica e nella malavita. Gli episodi di denuncia del risorgente fascismo si accumulano sui tavoli della magistratura che, finora indifferente, pare che abbia finalmente capito che sull’argomento c’è poco da scherzare.

Infatti, sta ormai per concludersi l’incredibile vicenda della sede di CasaPound, situata nel pieno centro di Roma, in uno stabile di proprietà del Ministero dell’Economia, fin dal dicembre 2003, occupata abusivamente dall’organizzazione fascista oltre che [sorpresa!] da sei occupanti privati, dipendenti pubblici che potrebbero tranquillamente permettersi di pagare affitti a prezzi di mercato. Ora, finalmente, una risoluta azione della Procura Regionale della Corte dei Conti ha avviato un procedimento giudiziario, per un danno erariale, stimato in 2 milioni e 800 mila euro.

Ma si doveva proprio aspettare 19 anni per appurare il reato di occupazione abusiva di bene pubblico e arrivare a un danno così importante? Chi ha chiuso gli occhi, per così tanto tempo? E l’ha fatto per semplice indolenza, per silente acquiescenza o, magari, per collusione con la formazione fascista?

Non possiamo che rallegrarci per le sei condanne, nel primo dei processi per l’assalto squadrista del 9 ottobre 2021, alla sede nazionale della CGIL. Ma non poteva andare diversamente: l’aggressione, documentata in diretta TV, non poteva restare impunita, lo reclamano la Costituzione e le leggi Scelba e Mancino, lo pretende il rispetto per la Storia. E finalmente la magistratura si è mossa!

Infine, un testimone mi ha raccontato che, recentemente, nel Circolo Ufficiali di Milano, nel fastoso Palazzo Cusani, in pieno centro storico, alla fine di un pranzo, alcuni alti ufficiali hanno brindato alla repubblica.

Gesto beneaugurante a favore della Repubblica nata dalla Resistenza?

Tutt’altro: la repubblica, cui auguravano ogni bene, era quella di Salò! [Evidenti eccezioni se oggi, ci sono qui, alti ufficiali a onorare i Quindici.]

Per concludere, meno di un mese fa, ecco il caso Storia & merda, che si ripete ormai da troppo tempo: l’ennesimo imbrattamento della Loggia dei Mercanti, luogo della memoria partigiana dell’intera provincia milanese.

Oltraggi di natura politica o, più semplicemente, stupida ignoranza?

L’ANPI ha chiesto al Comune il potenziamento dell’illuminazione, telecamere di sicurezza e cartelli che spieghino l’importanza del luogo; Sala, con l’apprezzamento del-l’ANPI, pensa a barriere fisiche. Ma l’affare si complica: ora, anche i consiglieri dem della Commissione Sicurezza e Cultura vogliono dire la loro e chiedono che la Loggia sia di libero accesso. Benissimo: che i dem studino ancora l’ambiente sociale e commerciale del luogo, doppiamente sacro alla memoria milanese, e avanzino in fretta soluzioni adeguate alle loro ambizioni e a quelle altrui.

Ci auguriamo, poi, che anche la Soprintendenza alle Belle Arti voglia dare il suo costruttivo contributo, aiutando a studiare come meglio difendere un luogo della Storia Medievale, certo, ma anche luogo della Storia Contemporanea.

Intanto, la DIGOS indaga. Ma ancora non basta!

Nelle scuole, difficilmente si studia la Resistenza e la Guerra di Liberazione, che, come ci ha insegnato Claudio Pavone8, È STATA ANCHE UNA GUERRA CIVILE. E ha ragione Renzo De Felice [ATTENZIONE: dice testualmente]: “Mussolini ha la responsabilità della guerra civile per aver costituito la Repubblica Sociale Italiana; se non ci fosse stata, la Resistenza sarebbe stata una guerra di Liberazione NAZIONALE dall’occupante nazista9, una naturale rivolta patriottica. E oggi non ci sarebbe la frattura che tanto condiziona la nostra vita politica”.

Che altro deve accadere perché le istituzioni reagiscano adeguatamente alla preoccupante, crescente arroganza neofascista?

Mentre scrivevo il mio intervento, in Senato, CONTE TRADIVA L’ITALIA.

DA BUONI OPPORTUNISTI, SALVINI E BERLUSCONI, CON UNA NOTEVOLE DOSE DI VILTA’ E DI CINISMO, SI SONO POI ACCODATI: in un sol colpo, il populismo e il sovranismo hanno 1. Sfiduciato Draghi; 2. Affondato le imprese sull’orlo del fallimento che chiedevano lo sblocco del superbonus; 3. Messo in ulteriore difficoltà le famiglie sull’orlo della povertà che attendevano provvedimenti in loro favore; e 4. Preoccupato l’Unione Europea che, con ansia, vede uscir di scena il garante del risultato del PNRR in Italia e un importante interlocutore carismatico, durante la delicata crisi internazionale ucraina.

Intanto, il Presidente della Repubblica ha sciolto le Camere e indetto nuove elezioni per il 25 settembre. [Come sappiamo tutti, siamo in campagna elettorale!]

Lo spread s’è immediatamente impennato. Contemporaneamente, la BCE ha portato allo 0,5% il tasso di sconto e Moody’s ha declassato i nostri titoli di Stato: ciò significa che pagheremo carissimi gli interessi del nostro enorme debito pubblico!

CITTADINE E CITTADINI, RICORDIAMOCENE IL 25 SETTEMBRE, QUANDO ANDREMO A VOTARE!

Inorridisco al solo pensiero che, cento anni dopo la marcia su Roma, gli eredi del fascismo possano prendersi Palazzo Chigi e, magari, manomettere la Costituzione, inserendo il [loro] presidenzialismo e l’autonomia regionale differenziata.

Questo è il panorama che descrive il clima in cui, quest’anno, siamo chiamati a onorare la memoria dei Quindici partigiani che hanno pagato, con la loro vita, il prezzo della NOSTRA Libertà e della NOSTRA Democrazia. MA, CERTO, NON PER CONSEGNARCI UN PAESE COME QUESTO!

Vi ringrazio per la cortese attenzione, cittadine e cittadini milanesi, e vi saluto da partigiano: Viva la Resistenza! Viva l’Italia! Vivano i Quindici! [Viva la Costituzione! Ciao Sergio, inteso come Sergio Temolo]

Dr Sergio R. Fogagnolo

per Associazione Le radici della Pace – I Quindici

 

1. Cfr. Giorgio Pisanò, Storia della guerra civile in Italia. 1943-45, FPE, Milano, 1964-65, pag. 926-928.

2. Cfr. ASM, Fondo GNR, Busta B3, Cartella 36, Fasc. 7, Sotto fasc. 8, Titolo: Attentato 8/8/44. Rapporto Capitano Concetto Formosa.

3. In realtà, i morti furono dieci, comprendendo i feriti gravi poi deceduti in ospedale. Cfr. l’eccellente saggio di Elisabetta Colombo: Resistenza e rappresaglia. I fatti di viale Abruzzi e di piazzale Loreto, nell’ottimo volume a tre mani: Il nostro silenzio avrà una voce. Piazzale Loreto: Fatti e memoria, Elisabetta Colombo, Anna Modena, Giovanni Scirocco, il Mulino, Bologna, 2021, pag. 48.

4. I nomi dei responsabili si conoscono benissimo e sono Angelo Angeli, detto il “bombardiere nero”, e Giancarlo Esposti, figlio di un concessionario FIAT di Lodi. Il 12 febbraio 1972, essi collocarono una bomba ad alto potenziale, legandola al supporto per le corone del monumento. Angeli fu arrestato e incarcerato, in seguito alla condanna di tre anni e undici mesi. Esposti, nelle more dell’appello, riuscì a fuggire e organizzò, insieme ad altri tre camerati, un campo militare in quel di Pian del Rascino (AQ). Scoperti dai carabinieri, Esposti fu ucciso mentre tentava la fuga, sparando sui militari che l’inseguivano.

5.  Cfr. la pagina FB del sindaco Sala:
https://www.facebook.com/beppesalasindaco/posts/2393795607556328

6.  Cfr. la richiesta di pieni poteri fatta da Salvini, a Pescare, l’8 agosto 2019.

7.  Cfr. per la reazione di Salvini: https://milano.repubblica.it/cronaca/2019/04/24/news/neoafascisti_mussolini_25_aprile_milano_corso_buenos_aires-224765233/?fbclid=IwAR1jaUPHCt2SbMKFpyGG-WVA1WAmmQdrFVNyU-EsKIoZzFVh5EtjKejSNf0

8. Cfr. Claudio Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, Bollati & Boringhieri, 1991, Torino.

9. Cfr. Renzo De Felice, Pasquale Chessa: Rosso e Nero, Baldini & Castoldi, Milano, III edizione, 1995, pag. 109.

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